*calma ispira espira. SO che sei sconvolto dal formaggio sul pesce. Anche io. Ma la ricetta tradizionale è proprio così e come si dice a Catania “la ricotta salata non è solo un formaggio”. Sta a un livello diverso, sì.
Ci hai fatto caso che sto pubblicando più primi piatti? E ti stai preoccupando (giustamente), scommetto. Il fatto è che davvero mi sto allenando e forse (sottolineato) per la prima volta seriamente. È diventata una sfida. Se prima mi divertivo moltissimo a prendermi in giro e ridere di me quando si parlava dell’atavico rapporto conflittuale con la preparazione dei primi, adesso mi sono incaponita e voglio capire se sia davvero una relazione impossibile. Devo confessarti che meno persone se la danno a gambe levate quando vedono un mio piatto di pasta e che il Nippotorinese non ha mollato il colpo alla prima forchettata; magari alla quarta ma è già un traguardo, no?
Poi con mia immensa sorpresa qualche volta capita pure che mi dica: “sai che è buona?”. Poi continua con: “avrebbe dovuto cuocere un pochino di più” (perché tendo a farla troppo al dente attenendomi strettamente ai tempi di cottura perché non assaggio), “avresti dovuto legarla meglio”, “avresti..” e via così. Sorprendentemente me la cavicchio meno peggio con la norma e con le preparazioni sicule: che il dna prenda il sopravvento sfidando l’impossibile? Devo proprio ragionarci su, perché ho capito che davvero il dna è una sorta di incredibile magia. Non me ne capacito, a dire il vero. Cominci a fare gesti che solo mamma, cominci a dire cose che solo papà. Così all’improvviso. A me è stato fatto notare che quando sto in piedi ferma ad ascoltare gli altri assumo una particolare posizione con i piedi, che solo papà. Deduco che forse la provenienza, soprattutto così marcata da un’isola, possa inevitabilmente influire anche con gli ingredienti del luogo. Del tipo che io e la ricotta salata siamo amiche e con il cavolo nero, per ovvie ragione, no (anche se mi piace da impazzire e mi danno perché qui trovarlo è un po’ come andare alla ricerca del Sacro Graal).
Con questo piatto -rifatto diverse volte- giusto per fare un esempio me la sono quasi cavata e per questo motivo voglio raccontartelo. Tu che sai fare la pasta so già che non hai bisogno delle mie spiegazioni e sicuramente andrà meglio a te.
La Ricetta
Che più semplice non si può. Calcoliamo circa una fetta di pesce spada a persona tagliata un po’ alta. A cubetti regolari. Serve poi un’ottima salsa e se di ciliegino è meglio. Delle olive nere, quelle grandi e molto succose e morbide. Una pasta corta ma i maccheroni belli grandi rigati sono perfetti.
In una padella metti dell’olio extra vergine d’oliva e i pezzetti di pesce spada con le olive tagliate più volte. Lasciali cuocere giusto qualche minuto e poi aggiungi la salsa di ciliegino con pochissima acqua (giusto per lavar via i residui dalla bottiglietta, sì). Lascia cuocere fin quando il condimento della pasta è pronto. Lascia in padella tutto così allunghi con l’acqua di cottura mentre scoli la pasta (due minuti prima dei tempi di cottura). Tuffa la pasta nella padella e gira per bene. Condisci solo nel piatto con un po’ di ricotta salata.