Nella remota e sfortunata ipotesi che tu non avessi mai visto Mio cugino Vincenzo sappi che hai commesso un errore madornale, che a mio parere dovrebbe essere punito legalmente. Mi sono schiaffeggiata quando ho visto di non aver inserito, a buon diritto perché Marisa Tomei ha vinto l’Oscar come Miglior Attrice, questo meraviglioso cult nella Rubrica a Cena con Oscar. Come ho potuto? Non me ne capacito. E mentre incredula mi colpevolizzo cerco di ticchettare, sperando un giorno di poter espiare questa imperdonabile colpa. Qualora avessi Sky sappi che alla voce Cinema-Oscar lo trovi (ma puoi noleggiarlo su Apple tv, comprarlo su Amazon, chiedermi la videocassetta perché orgogliosamente ce l’ho. E pure in dvd e blu-ray. Non scherzo su Mio cugino Vincenzo!). Proprio in questi giorni l’ho rivisto. Succede sempre con determinati film. Come quando lo danno in prima serata e tu lo hai visto trenta volte ma vuoi star ancora lì a guardarlo.
Vinny “Mi sono messo in questa ridicola tenuta PELLEI!”. Ecco. A questa battuta rido sempre. Ma rido di gusto, e capita raramente. In realtà è un’iniezione di allegria, tutta la visione. Mentre viaggiano in Alabama (dai, ti dico un po’ la trama?) Billy e Stanley vengono ingiustamente accusati di un efferato omicidio in un paesino sperduto con leggi rigidissime. Parte come una commedia degli equivoci fino a diventare assurdamente brillante. Il cugino di Billy, Vincenzo appunto, neolaureato in legge (e non proprio di primo pelo), lo aiuterà durante l’impervio cammino con degli outfit incredibili, stivali da cowboy e fidanzata (Marisa Tomei) con capello cotonato, abito succinto e occhialone d’ordinanza. Il processo è a dir poco esilarante. Il giudice è un personaggio sublime che al solo pensarci già ridacchio convulsamente. Una commedia -come quelle di una volta (modalità vecchia rimbambita accesa)- che vedi e rivedi senza mai stancarti. Un indiscusso cult con un epilogo geniale.
La Ricetta?
La pastella magica!
Purtroppo non posso e voglio dirti il perché. Semplice! Se non lo sai non lo hai visto. E se non lo hai visto non ti fornirò ulteriori elementi. Devi sapere il perché della pastella magica, indiscussa protagonista del processo. Ne ho scelta una che ricorda moltissimo i crumpets ma non li ho cotti come fossero appunto queste deliziose frittelle -nel coppapasta per intenderci- ma come si fa con i pancake. Il risultato è una frittella farinosa ma gustosa da arricchire con sciroppo d’acero o frutta; che sia disidratata o fresca poco importa.
L’accento siculo di Vinny (doppiato da Leo Gullotta) è esasperato e il suo modo spontaneo -per non definirlo anomalo- è nettamente contrapposto alla rigidità del giudice; ma sono proprio questi due protagonisti che rendono unica la pellicola. Senza contare la bravura di Marisa Tomei, che per quanto mi riguarda verrà sempre ricordata nella sua meravigliosa deposizione.
Ingredienti
- 260 grammi di farina
- 1/4 di cucchiaino di zucchero semolato
- 1/2 cucchiaino di lievito in polvere
- 1 cucchiaino di lievito di birra disidratato
- 1 cucchiaino di sale
- 310 ml di acqua tiepida
- 1/4 di cucchiaino di bicarbonato di sodio
- 125 ml di latte intero tiepido
In un recipiente mescola farina, zucchero, lievito e sale. Aggiungi l’acqua e mescola per due minuti. Copri e lascia riposare a temperatura ambiente per un’ora. Stempera il bicarbonato nel latte e incorpora delicatamente nell’impasto. Imburra il coppapasta e la padella. Fai riscaldare la padella e a fuoco medio versa circa 50-60 ml di impasto all’interno del coppapasta (o dei coppapasta dipende da quanti ne adoperi. Io li ho fatti uno a uno per non far “sballare” troppo la temperatura). Cuoci per 4-5 minuti, poi con la spatolina gira e termina la cottura.