Seitan alla cacciatora. Senza cacciatore

Del seitan parliamo ormai da più di quindici anni e se abbiamo capito una cosa, insieme, è che dipende dalla qualità. C’è poco da fare. Come nel caso del tofu, del tempeh e onestamente di qualsivoglia prodotto. Il seitan in particolar modo però varia talmente tanto che in alcuni casi ho notato si fa proprio fatica a riconoscerlo come ingrediente. È incredibile come alcuni credano di non volerlo mai più provare a causa della prima brutta esperienza. Si trattava forse di un seitan troppo compatto e duro, magari. Ritrovarsi nel piatto invece una qualità morbidissima, succosa e che riesce a catturare i sapori è sempre una grandissima sorpresa. Di fatto i seitan negli anni -soprattutto negli ultimi dieci anni- sono migliorati tantissimo. Non sono più cartonati, compensati e blocchi duri senza consistenza che non riescono a insaporirsi neanche dopo marinature estenuanti. Adesso è più difficile trovarlo di scarsa qualità; a quello ci pensano le grandi distribuzioni. Ahimè, sì. Qualora volessi provare un seitan degno di questo nome bisognerà ricorrere a marchi bio e nettamente più costosi, altrimenti è meglio lasciar perdere o pensare di farlo in casa.

Come si fa?

Niente di più facile e gustoso.
Taglia la cipolla mettila a soffriggere in olio extra vergine d’oliva. Se ti piace anche il battuto classico con sedano e carota. Aggiungi qualche ciliegino o datterino tagliato e delle olive nere. Poi il seitan. Aggiusta di sale e pepe nero macinato sul momento e porta a cottura. Dipende dalla qualità del seitan potresti anche allungare con poca acqua. Se vuoi sfumare dopo l’aggiunta di olive, anche.

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