La Scacciata Catanese

Non c’è Natale senza scacciata catanese. Senza crispelle con la i e senza scacciata catanese. Non è/sono il piatto principale, anche se di per sé potrebbe esserlo  ma un accompagnamento (esplosivo!) e immancabile. Noi siculi abbiamo il dna predisposto e siamo abituati a questi ritmi sconvolgenti. Sono in pochi a reggere cena di quattro portate con “accompagnamento” scacciata e crispelle con la i (sia di acciuga che di ricotta). Ma si puòòòòòòò farreeeeeeeee (cit).

La scacciata ergo è un classico delle feste ma non solo. Dell’inverno tutto, stagione clou. Non è una torta salata, non è un rustico, non è una focaccia ripiena. È la scacciata. Punto. Fatta con pasta di pane classica ripiena in diversi modi ma i principali sono:

  1. patate, cipolla, pomodorino, Tuma (formaggio siciliano e alcuni mettono il prosciutto cotto o la salsiccia o carne di maiale in genere
  2. broccoli, olive nere, cipolla, Tuma (e alcuni mettono pure la salsiccia)
  3. cavolfiori, olive nere, cipolla, Tuma (e alcuni mettono pure la salsiccia

Queste sono le basi ma poi i ripieni sono infiniti. E le versioni vegetariane e vegane ugualmente gustose, parola di una che mangia veg da vent’anni ed è follemente innamorata della scacciata (soprattutto a temperatura ambiente e anche freddina. Dà proprio il meglio di sé sprigionando sapori ricchi di ricordi, delizie e tradizioni).

Nonna Grazia e zia Mimma le preparavano nel forno a legno, dopo aver fatto lievitare la pasta di pane con “u criscenti” (il lievito madre di allora). Mettevano i cavolfiori, le patate e i broccoli dell’orto. Con la passata di pomodoro (giusto poco poco) fatta a fine estate con i pomodori dell’orto. Insomma, paragonare il gusto delle mie scacciate a quelle di nonna sarebbe un sacrilegio assoluto. Non ci si avvicina neanche. C’è solo l’essenza ma il sapore è e sarà per sempre irreplicabile. Nonna e zia ci mettevano tantissimo olio. Adesso la scacciata in genere è molto meno unta degli anni 80 ma è uno dei segreti quello di abbondare quantomeno con l’olio. Non deve essere secca e deve rimanere bella morbida, soffice e ad emergere deve essere il ripieno. Deve grondare di ripieno. La pasta di pane deve essere stirata sottile e impercettibile. Non eccessiva e piena di mollica (giammai!)

Per l’impasto devi usare la farina di semola rimacinata. Per un chilo occorrono 600 grammi circa di acqua ma onestamente vado a occhio perché è quanto ne assorbe bene la farina. Dieci grammi -anche se io ne uso sempre 12- vanno benissimo con 12 grammi di sale e una puntina senza esagerare di zucchero. Per il ripieno un cavolfiore intero, due cipolle almeno, delle olive nere siciliane belle morbide e succose, e tanta Tuma.

E la ricetta?

Non ti lascio la ricetta con gli ingredienti precisi perché nessun catanese può farlo. A onor del vero è una ricetta senza dosi ma con ingredienti. E va fatta a sentimento. In questi giorni avrei dovuto girare il video ma per una serie di ragioni personali non sono arrivata a farlo e mi dispiace moltissimo. Ho avuto dei problemi in famiglia piuttosto gravi. Questo week end però mi prenderò il tempo necessario per e me e la faremo insieme. Metterò il video poi all’interno di questo post già Lunedì.

Spero tu possa perdonarmi per questo ritardo e ti mando un abbraccio fortissimo (va molto meglio, grazie infinite a tutti per la comprensione).

Del resto: show must go on, sempre. E mai smettere di cercare la luce. Un bacio grande a te che mi segui e mi rendi felice.

La Scacciata Catanese

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