La storia della ballerina Anna Pavlova l’ho già raccontata diverse volte e te la lascio a fine post. Di fatto come ho avuto modo di narrare diverse volte la Pavlova rappresenta un tutù. Un tutù di meringa. Soffice, etereo e buonissimo. Arricchito con tanta panna, frutta fresca e se vuoi dei fiori. Per le feste la Pavlova, pur non trovandoci in Neo Zelanda che ne è madre/padre, colpisce sempre. Certo c’è chi non tollera la meringa. Ma la Pavlova anche se tecnicamente lo è a tutti gli effetti, potrebbe stupire anche questa fazione perché la panna montata sul momento e la frutta fresca farà di certo la differenza. Soprattutto scegliendo frutta acidula: trovo che i ribes i passion fruit, molto spesso usati, siano assolutamente perfetti. Ancor più il passion fruit dovendone scegliere solo uno. Una sola parola? Idilliaco.
Stanchi insomma dei soliti dolcetti natalizi (ma chi si stanca, a ben guardare?) questa potrebbe essere una buona soluzione per sorprendere tutti. Ne ho una in mente già da un po’ al sapore di Gingerbread e con tanti omini sopra, ma non ho avuto ancora il tempo per realizzarla; se dovesse accadere sarai la prima/o a vederla. Spero tanto di riuscirci per tempo quest’anno e non rimandare ulteriormente. Stessa cosa per il tiramisù in versione gingerbread. Non l’ho visto da nessuna parte. Me lo sono immaginata pensando al mio mix di spezie per gingerbread e da allora lo sogno anche la notte.
In attesa che io possa realizzare tutto questo (sogna iaia! sogna! Siamo già al 13 Dicembre e tu sei invecchiata inesorabilmente) ti lascio la ricetta classica della pavlova che ti mostro in queste due interpretazioni. Quella che vedi, in versione chiaramente più natalizia, è con del ribes e il mango. Ci sarebbe stata benissimo una punta di maracuja/passion fruit che però purtroppo non ho trovato.
LA RICETTA
Per 8 persone circa:
- 150 albumi
- 150 grammi di zucchero bianco
- 150 grammi di zucchero a velo
- 250 ml di panna fresca da montare
Mescola gli zuccheri insieme e dividili in due contenitori.
Prepara la meringa. Nella planetaria versa gli albumi e comincia a montare a neve ben ferma con la metà degli zuccheri. Una volta raggiunta la consistenza detta “schiuma da barba” e quindi abbastanza consistente versa l’altra metà degli zuccheri fin quando non saranno montati a neve fermissima. Trasferisci la meringa dentro una sacca da pasticcere se vuoi fare delle monoporzioni altrimenti con una semplice spatola forma una sorta di circonferenza e come ho fatto io livella salendo quasi a formare una punta. Se la meringa è ben montata di sicuro sarà facilissimo farla stare su. Cuoci per 75 minuti a 115 statico. Non aprire mai il forno se non dopo che sia trascorso il tempo. Lascia la Pavlova almeno altri 45 minuti dentro il forno spento con lo sportello leggermente aperto. Solo dopo arricchiscila con la panna montata e la frutta fresca.
La storia di Anna Pavlova
Anna Pavlova sembra uscita da un romanzo di Agatha Christie; muore perché si ammala al rientro di una vacanza prima di cominciare una nuova tournée. Il suo treno infatti ebbe un incidente e lei per vedere cosa fosse successo scese camminando a lungo per i binari vestita solo del suo vestito di seta leggero e cappotto. Questo malanno le fu fatale tanto che prima del suo cinquantesimo compleanno andò via. Nata da una famiglia di umili origini, diventa una bravissima ballerina e pare che proprio in suo onore fu creata questa enorme e buonissima meringa che prende, appunto, il suo cognome. Uno chef in Nuova Zelanda dedicò ad Anna questo immenso tutù di dolcezza, fragile ed esile ma dalla tempra molto forte proprio come la ballerina. La Pavlova è costituita da una base di meringa che deve essere morbidissima dentro e croccante fuori, arricchita da una copertura di panna con tanta frutta fresca coloratissima e nel mio caso, mi permetto di dire, fiori. Fiori e Pavlova credo che sia un binomio imprescindibile. Gli ingredienti possono chiaramente variare a seconda delle stagioni. Si possono fare delle deliziose monoporzioni o una scenografica e maestosa Pavlova unica che non passerà certamente inosservata.
Quel nero che vedi nella pavlova, ben soda e non troppo molle, sono le bacche di vaniglia. Trovo che abbondare con la vaniglia sia un surplus per degustare una pavlova con quel quid in più.
Se ti interessa la versione vegana ho fatto la videoricetta e la trovi cliccando qui.