Poco prima dell’estate, ho avuto il piacere di fare una chiacchierata con Alida Gotta. La chef torinese, che ha partecipato alla quinta edizione di MasterChef Italia, classificandosi seconda e di nuovo protagonista di MasterChef All Stars a fine dicembre 2018, supporterà infatti l’attività di Slow Food, promuovendo la sua campagna online su Wishraiser, portale che permette di sostenere importanti cause sociali in favore di Organizzazioni Non Profit. Grazie a un team specializzato, offre un servizio completo per l’idealizzazione e l’esecuzione di campagne di raccolta fondi, proprio come quella a favore di Slow Food.
Alida, in occasione della campagna di raccolta fondi per Slow Food Italia, permetterà al donatore vincitore di partecipare al suo fianco durante una masterclass con i prodotti dei Presìdi. La premiazione, avverrà durante il mese di settembre presso Eataly a Milano. Per conoscerla ancora meglio ho intervistato Alida, che si è prestata con molta simpatia e ironia, rispondendo alle mie domande e permettendomi così di scoprire che non solo cucinare in maniera sostenibile e naturale è per lei un must, in netto contrasto allo spreco di cibo, ma anche che un mondo senza cioccolato sarebbe per lei (oltre che per moltissimi di noi) un mondo tristissimo, che i pomodori bitorzoluti sono la sua passione o ancora, che nel suo futuro oltre ai suoi impegni social, c’è anche un progetto di ristorazione molto importante. Scopriamo insieme tutto, o quasi, su Alida Gotta.
Alida Gotta: da Masterchef ai social, una passione per il buon cibo
Ecco la divertente intervista ad Alida Gotta dove con sincerità e senza risparmiarsi aneddoti simpatici si è raccontata, parlando del suo rapporto con la buona cucina e le persone e l’esperienza vissuta a Masterchef.
Vista la grande importanza che hanno acquisito gli chef, che sono stati capaci di concentrare grande attenzione mediatica su di loro, trasformandosi di fatto in veri e propri vip, credi che sia importante, da parte loro, fare educazione alimentare?
Alida Gotta.: “La cucina è di fondamentale importanza e lo è sempre stata. Oggi ancora in troppi pensano a fare cibo solo buono, ma certe rivoluzioni dovrebbero partire dagli chef, come cucinare in maniera sostenibile e naturale. Il contrasto al problema dello spreco di cibo dovuto all’incompetenza o alla poca attenzione, all’eccessivo utilizzo di plastica e alle ingenti quantità di rifiuti che potrebbero invece essere ridotti da gesti semplici, la scelta di metodi di allevamento naturali, evitando pratiche come quella degli agnelli allevati a mais per conferire maggiore sapore alla carne, sono tutte azioni che dovrebbero partire da un cambiamento di mentalità e questo può avvenire, deve avvenire, dalle cucine dei professionisti del settore ovvero gli chef. Per fortuna, molti di loro sono improntati al riutilizzo degli scarti o allo sprecare il meno possibile o anche al rispetto della naturalità, ricercando le materie prime di ottima qualità. Le rivoluzioni partono da chi ha il potere in mano, in questo caso, per me, sono gli chef.”
Hai citato la qualità delle materie prime: conosci realtà di aziende o materie prime etiche e che valore hanno per te il cibo, i prodotti e gli alimenti che esaltano qualità ed etica? Se dovessi dare delle “stelline” insomma, da 1 a 10, quante ne daresti per queste caratteristiche?
A.G.: “Sicuramente 10! Non siamo stati educati a questo sistema, all’attenzione alla filiera del cibo, siamo stati educati a fare più attenzione a ciò che vediamo con gli occhi, come a quello che indossiamo, ma non a quello che mangiamo. La filiera, il cibo protetto, controllato, prodotto in un certo modo, è qualcosa di molto importante in realtà: tutti vogliono tutto in dosi enormi, invece è compito degli chef educare alla tipologia corretta di alimento e alla scelta della filiera di quel prodotto alimentare tanto per sé quanto per il Pianeta. Bisognerebbe investire tantissimo nell’educare le persone a mangiare bene: visto il momento economico di crisi per molte famiglie spesso la scelta potrebbe essere quasi obbligata, ma bisognerebbe comunque provarci! Io tengo moltissimo alla filiera corta e controllata.”
Quanto ha influito Masterchef sulla tua vita privata e su quella lavorativa?
A.G.: “Sicuramente ha influito parecchio, è un programma visto da moltissime persone e senza Masterchef probabilmente non farei il lavoro che faccio, quindi è stato un bel punto di partenza, un vero e proprio trampolino di lancio!”
Nella pratica, raccontaci, cosa è cambiato?
A.G.: “Ho studiato giurisprudenza, poi ho lavorato in una gioielleria, vista la mia grande passione per la gemmologia e per i minerali. A un tratto tutto è cambiato: grazie a Masterchef ho cominciato a ricevere richieste per lavorare in ambito show cooking, consulenze, cene, ristorazione e così ho iniziato a farle e questo mi è piaciuto moltissimo! Farlo mi appaga, mi soddisfa, quindi dopo un po’ questo è diventato il mio vero lavoro.”
Tu consigli Masterchef a chi vorrebbe fare il tuo mestiere?
A.G.: “Dipende cosa una persona vuole fare: un conto è Masterchef, dove appassionati di cucina, cucinano a livello amatoriale quindi la maggior parte di loro, quando termina il progetto, tornano a fare quello che facevano prima. Altra cosa è chi proviene da un percorso alberghiero, come mia sorella, ad esempio: è una strada dura e faticosa, che richiede moltissima passione, ed è adatta solo a chi è molto appassionato di cucina e non si lascia influenzare troppo dalle mode o dai personaggi. Stare in cucina necessita di tanto sacrificio, mentre i reality come Masterchef vanno fatti sempre prendendoli come gioco e divertimento!”
Dopo questa esperienza quali sono i tuoi progetti futuri?
A.G.: “Ce ne sono diversi e tra qualche mese partirà un bellissimo progetto di ristorazione, che però non posso ancora svelarvi. Anche le rubriche su Instagram mi danno tante soddisfazioni, lavoro in diversi showfood e cerco di metterci sempre la mia vena artistica, la mia creatività, che ha profonde radici nella mia famiglia, in tutto quello che è la mia passione oltre la cucina: dalla moda all’arte.”
A cosa non potresti mai rinunciare?
A.G.: “Assolutamente al cioccolato: un mondo senza cioccolato sarebbe un mondo tristissimo e poi, alle buone verdure: quando vivevo a Torino, lì c’era Porta Palazzo, il mercato all’aperto più grande del mondo dove potevo trovare dalle foglie di senape ai pomodori bitorzoluti dell’orto dei contadini, oggi invece che vivo a Milano e mi capita di fare la spesa al supermercato, spesso quando cucino le verdure non sanno di nulla, quindi ciò che ricerco sempre sono delle verdure di ottima qualità. Quando trovo un pomodoro buono io sono felice! La terza cosa a cui non potrei mai rinunciare è certamente l’aceto: amo gli aceti, ne faccio la degustazione, non possono di certo mancare giardiniere e marinate, le cose molto acide mi piacciono moltissimo. Insomma credo che non bisogna mai dimenticare che la finalità della cucina e del cibo è che deve essere buono!”
Come sei nella vita reale: quanto l’Alida che vediamo nei social o in tv è diversa da quella vera della vita privata?
A.G.: “L’Alida di Masterchef sono io, in certe cose, ma in altre non mi ci vedo, è filtrata dalla telecamera di un programma tv, mentre l’Alida dei social sono io, cerco infatti sempre di trovare il mio modo personale per proporre prodotti o progetti e con i social è più semplice.”
Che cosa hai amato e cosa no di Masterchef?
A.G.: “Mi ha emozionato tantissimo cucinare per gli stellati e fare assaggiare la mia cucina, mi è piaciuta molto anche la competizione. Ciò che invece non mi è piaciuto è stato il fatto che hanno dovuto romanzare un po’ la storia: non è vero che le persone nel programma erano agguerrite, incattivite o che si “facevano le scarpe”, insomma l’avessi saputo prima, probabilmente, mi sarei comportata in maniera diversa.”
Quando sei a casa, ordini anche tu come tutto noi dal take-away o cucini per gli stellati ogni giorno?
A.G.: “Eccome! alle volte quando torno stanca, tardi la sera, anche io ordino al take away o mi ordino una pizza ma quando voglio coccolarmi allora sì, cucino. Per esempio, adoro il cibo messicano, dalle tortillas alla fajolada, fino alla guacamole schiacciata a mano: ricordo un giorno che ero a casa e avevo una voglia pazza di cibo messicano così ho passato l’intera giornata a cucinare e alla fine mi sono fatta questa cena pazzesca messicana buonissima! Tutto, insomma, dipende dall’ispirazione e certamente al tempo che ho a disposizione!”
La raccolta fondi su Wishraiser prevede come premio la partecipazione ad una tua cooking class dove cucinare al tuo fianco utilizzando i prodotti dei Presìdi Slow Food: cosa ti ha spinto ad accettare di fare parte di questo progetto?
A.G.: “Sono nata a Bra, in provincia di Cuneo, quindi spesso dico ridendo “io sono un presidio Slow Food”. Slow Food è nata nella via in cui io andavo a scuola, respiravo aria Slow Food quando ancora nessuno sapeva cosa fosse: quando Eataly mi ha chiesto di fare la cooking class insieme a Slow Food ho accettato immediatamente! Mi piace visitare il posto, informarmi, Eataly ha un grande appeal per ciò che ha fatto e per come ha diffuso la nostra cultura legata al cibo in tutto il mondo. L’idea di far parte di un progetto del genere e devolvere il ricavato al posto in cui sono nata credo che sia molto bello!
Insomma, il vero fil rouge di Alida sembra essere il suo cuore in grado di battere per le sue passioni, molteplici e assolutamente tutte creative e siamo certi che ne sentiremo ancora delle belle! Un ringraziamento ad Alida, a Federica e Valentina per la collaborazione alla realizzazione di questa intervista.