Frappe, Chiacchiere, Bugie, Nacatole, Crostoli, Galani, Cenci, Grispelle, Ciacole, Lattughe, Galle, Sprelle, Grostoli, Vanti! Su Instagram ci siamo scatenate! E che felicità! Sarà assurdo ma ogni volta che condividiamo dei ricordi e parole mi ritrovo lì con l’iphone a tirare su con il naso perché irrimediabilmente commossa. Non ho fatto molte ricette per Carnevale quest’anno; anzi rettifico: non faccio ricette di Carnevale già da diversi anni. Sarà che da nostalgica del Natale vivo ancora il dramma di dover attendere molti mesi. Attendo più che altro la Pasqua, che straripa di cioccolato e conigli. Natale, Halloween e Pasqua sono in quest’ordine le uniche tre feste che mi mandano davvero in visibilio. E quest’anno proprio per la Pasqua vorrei portare a termine un piccolo progetto. È un’impresa a dir poco ardua ma voglio -e DEVO- riuscirci. Non ti anticipo niente perché è ancora davvero troppo presto (anche se…).
Volevo però segnare il passaggio del Carnevale perché questo blog -e soprattutto io- ha bisogno dei vecchi fasti e momenti. Ha bisogno -e soprattutto io- di un tempo scandito con ordine e sogni. Non potevano mancare quindi le rappresentanti assolute delle tavole del Carnevale. La cosa più bella è stata confrontarmi con tutti i diversi nomi di chiamare le chiacchiere. Mi è stato raccontato di nonni che a novant’anni ancora friggono galani. Di tradizioni e forme. Di nodi arrotolati con marmellate e creme. Di colazioni allegre con quel profumo di fritto che ti invade le narici e pure l’anima.
E io che le ho fatte pure a strisce e a pois avevo bisogno di semplicità. Di una nevicata sottile e dolce di zucchero per stare lì con il naso all’insù e ammirare questa incredibile meraviglia.
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