Se mi segui da un po’ sai che ho fatto disastri inenarrabili sia con il panettone che con la colomba. Ho provato diverse ricette e nell’archivio del blog ne puoi trovare tante (devo sistemare le anteprime per il template nuovo e sono in ritardo ma ti prego non dirlo a nessuno) ma mai nessuna degna di nota. Su YouTube e in rete è un impazzare continuo di colombe facilissime da preparare senza crearsi il minimo problema. E mi sono lasciata convincere che fosse la volta buona e che quest’anno avrei dato prova di un’improvvisa bravura. Così dal nulla, intendo. Come quando mi sono convinta che fossi in grado di mettere l’eyeliner. Che dovevo crederci. Che dovevo avere fiducia in me stessa. E ho comprato decine e decine di eyeliner dando prima la colpa alle diverse marche: è colpa della punta che si muove troppo, è colpa della punta che si muove poco, questo packaging mi fa tremare la palpebra e cose così. Aggrappandomi insomma anche a motivazioni poco credibili.
Fiera e motivata ho portato a tavola l’argomento di discussione e ho detto: Ehi tu che mi sopporti da quindici anni quest’anno mangerai la colomba più buona del mondo e la preparerò io!
Dopo due giorni sempre su quel tavolo c’era questo libro. Colombe e dolci di Pasqua di Italian Gourmet. Un malloppone di euro sessantadue, quindi neanche tanto economico, che mi faceva l’occhiolino sotto lo sguardo divertito del torinese. Conosco quello sguardo. Non è quello romantico che vuole dirti: “Amore, questo libruncolo ti aiuterà per il tuo coraggioso traguardo anche se di certo non avevi bisogno” ma più di “Ah ah ah come me la rido. Leggi un po’ sciocchina e rassegnati. Non potrai mai fare una colomba degna di questo nome!”. Solo che come ti ho già confessato io ero (e già il tempo verbale dovrebbe farti capire come è finitaI) motivatissima e non mi sono lasciata assolutamente intimorire dalla malvagità e perfidia di quell’attraente pelato dagli occhi verdi che per inspiegabili ragioni ancora gira per casa.
Ho cominciato a sfogliarlo con curiosità e anche discreta passione. E via alla prefazione. E poi l’introduzione. E poi la nascita della colomba. E poi lo studio della colomba. E poi le origini longobarde. E poi i canditi, il cioccolato, il lievito madre, la lievitazione e pure il segreto di capovolgerle dopo la cottura in forni appositi (che io non ho ma tranquillo ho già chiamato l’architetto). Ho letto Marco Antoniazzi, Andrea Besucchio, Luigi Biasetto, Renato Bosco, Luca Cantarin, Vincenzo Tiri e Achille Zoia. Ma potrei farti ancora decine e decine di nomi perché è in pratica la sacra bibbia della Colomba vista dai pasticcieri italiani più famosi.
Arrivati a Iginio Massari che è all’inizio ma ho lasciato come ciliegina sulla torta ero affranta, apatica e forse anche tachicardica. “Non ce la posso fare”.
E ho capito che no. Non ce la posso fare a creare una colomba degna di questo nome ma al massimo un impasto buttato dentro la teglia di carta (ne ho comprate 89 credo su amazon) che ha la forma di una colomba. Ma la forma di una colomba è una colomba? E da qui parte l’amletico dubbio manco fossimo seduti in un foro greco insieme ai massimi esponenti filosofi. Lo vedi Diogene dentro la botte che mangia la colomba?
Il libro è davvero stupendo e non voglio di certo scoraggiare l’acquisto. Se mi leggi sai che possiedo tutti i libri di Italian Gourmet e quanto li ami. Solo che è davvero un libro molto tecnico e specifico; di certo è per gli esperti del settore (non io), per i professionisti (non io) e non per le povere donne maltrattate che subiscono violenza psicologica su colombologia e dintorni (io). Troverai all’interno non solo colombe come da titolo ma anche altri dolci pasquali e ricette. Il casatiello? C’è. E quello lo so fare. Non bene sicuramente ma riscuote sempre tantissimo successo.
Ti consiglio a pagina 220 le uova dipinte di Roberto Cantolacqua. Se leggi gli ingredienti dici: “sai che ce la posso fare?”. Poi vedi le foto. E pensi: “sai che ce la possono fare solo Michelangelo e Roberto?”. Però ecco è bellissimo sul serio. E onestamente proverò a fare una colomba. Sono indecisa tra tre e credo siano le uniche papabili per le mie scarse capacità. È bello vedere che ci siano colombe per tutti come è giusto che sia: senza glutine, senza zucchero, senza uova e molto altro. Marco Antoniazzi con Colomba Fabergé stupisce e diverse sono quelle tradizionali. Ognuno a modo proprio reinterpreta quella che è la regina indiscussa della Pasqua. Leggevo che negli ultimi anni la Colomba ha avuto un’impennata di vendite. Complice sicuramente il fatto che questo periodo storico sia -grazie al cielo- pieno di eccellenze in fatto di cibo. Che la gente si sia evoluta e conosca più i prodotti, chieda più informazioni e non si accontenti di prenderne dieci e infilarle nel carrello. Che punta, rispetto agli altri decenni, sicuramente più alla qualità. Questo ha fatto sì che gli standard si alzassero e che i prodotti diventassero più buoni e sul mercato anche molto più competitivi e con larga scelta.
Italian Gourmet si distingue sempre come Guido Tommasi in fatto di food; credo sia un assioma. Ci sono diverse edizioni di rara bellezza per carità ma queste due sono in assoluto da citare. Come ti ho detto, seppur in tono scherzoso, questo volume può fare per te sì ma a patto che davvero tu sia un appassionato del genere, perché in termini di utilizzo -tolta la volta l’anno- credo non si possa. Certo è vero anche che ci sono altri dolci di Pasqua e che possono essere mangiati anche durante tutto il resto dell’anno ma in fondo si sa che la tradizione è tradizione.
E che questi preparati diventano tradizioni e ancor più buoni proprio perché non possono essere a nostra disposizione tutto l’anno.
https://maghetta.it/2018/03/26/tutto-sulle-colombe-pasquali/